Parrocchia San Giacomo Apostolo - Basilica B.V. della Navicella - Chioggia


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Incoronazione Maria

L’INCORONAZIONE DI MARIA

GIORGIO ALDRIGHETTI

A partire almeno dal Concilio di Efeso, si è fatta strada nella Chiesa la prassi dell’incoronazione di Maria. Agli inizi, con chiara prospettiva teologica, era il Figlio che incoronava la Madre, come ci ricorda lo splendido semicatino absidale, in S. Maria Maggiore di Roma, risalente alla fine del XIII secolo.
L’eco di questa prassi è stato poi recepito nel rito antico e recente, che vuole venga prima incoronato il Figlio e poi la Madre, in tutte le effigi in cui la Madre tiene in braccio il bambino. Venne poi affermandosi lentamente la consuetudine di incoronare la Vergine Madre nei dipinti più antichi e venerati dal popolo.

In questo contesto si colloca la figura del cappuccino fra Girolamo Paulucci de Calboli da Forlì (1552, Forlì - 1620, Parma) che fu definito, oltre ad “Apostolo della Madonna”, anche “Primo inventore nell'incoronare solennemente le immagini della Madonna”.
Si trattava di una celebrazione eminentemente popolare, nata in clima postridentino, e collegata con la predicazione dei cappuccini fra le masse, di cui fu insigne rappresentante san Lorenzo da Brindisi (+ 1619).

Essa rappresentava quasi il suggello dell’itinerario di predicazione e non era priva di significato penitenziale, dato che l'oro, l'argento, le pietre preziose della corona erano spesso frutto di una spoliazione penitenziale delle “vanità”, di cui si adornavano i fedeli.
L’azione mariana di fra’Girolamo venne raccolta e prolungata dai Cappuccini “che fondarono la Pia Opera dell'Incoronazione”.
Questa animazione portò, ad esempio, all'incoronazione della Madonna di Oropa, nell'agosto del 1620.
Un fedele seguace di fra’ Girolamo, Alessandro Sforza Pallavicino, conte di Borgonovo (Piacenza), dispose per testamento un lascito al Capitolo di S. Pietro in Vaticano, perché si prendesse cura di incoronare le più celebri immagini della Vergine.
Ebbe così inizio la serie delle incoronazioni fatte dal Capitolo Vaticano, che prosegue fino ad oggi. La prima ad essere incoronata fu la “Madonna della Febbre”, nella sagrestia della Basilica Vaticana (1631).
L'intervento del conte Pallavicino fece sì che l’intero ambito delle incoronazioni passasse dentro la sfera di vigilanza e di azione del Romano Pontefice.
A tale scopo, il Capitolo Vaticano non tardò a mettere a punto un proprio Ordo, che, alla fine del XIX secolo, servì di base per quello del Pontificale Romano del 1897.
Ricordiamo, a tal punto, che non è soltanto un caso che il nuovo Ordo coronandi imaginem Beatae Mariae Virginis sia il primo pubblicato sotto il Pontificato di Giovanni Paolo II.
È nota la carica mariana della spiritualità di Giovanni Paolo II, ma la felice coincidenza fra questo primo Ordo da lui approvato e la sua devozione mariana sottolinea la garanzia di uno spazio per la pietas della Chiesa e del popolo di Dio verso la Madre di Gesù.
Il nuovo Ordo inserisce il ministero di Maria nel Mistero pasquale di Cristo.
Il rito dell’Incoronazione appare necessariamente collegato col titolo di Maria Regina, così solennemente proclamato dall’ultima serie di invocazioni delle Litanie Lauretane.
Già in vari congressi mariani d’inizio secolo (Lione/1900, Friburgo/1902, Einsiedeln/1906) si era fatta strada la proposta di proclamare Maria Regina dell’universo.
Ma il movimento in favore della regalità di Maria si intensificò dopo la proclamazione della festa di Cristo Re, da parte di Pio XI, a chiusura dell'anno santo del 1925.
Nel 1954 Pio XII risponderà con l'enciclica Ad Caeli Reginam e con la festa liturgica di Maria Regina, fissata per il giorno 31 maggio.
Con la riforma del calendario romano del 1969, la festa venne portata al 22 agosto, a coronamento della solennità dell’Assunta “perché appaia più chiara la connessione fra la regalità della Madre di Dio e la sua assunzione”, nello spirito di LG/59.
Il n. 5 del rito sembra annunciare che esso è strumento di una professione ecclesiale della regalità di Maria.
Il rito dell'incoronazione esprime, anzitutto, la maternità regale di Maria.
Essa è Regina perché Madre del re (il quale, per questo, viene incoronato per primo, come fonte dell'onore tributato a Sua Madre), Madre del figlio di Davide e secondo il saluto di Elisabetta, “la Madre del mio Signore”.
È stato sottolineato come il binomio “maternità-regalità” ricorra con frequenza nel testo dell’Ordo coronandi, quasi ad attenuare la secolarità del titolo e a rivestirlo della materna tenerezza di Maria Ministra pietatis.
Maria è Regina perché è stata, con fortezza, presso la croce del Re, diventando “collaboratrice nella redenzione” operata dal suo Figlio.
Il titolo di Regina evidenzia in Maria la natura di “perfetta discepola di Cristo”, espressa percorrendo tutte le fasi della sua vita nella sequela più totale.
L'aspetto teologico è così congiunto insieme dal titolo di Regina e dal segno dell'incoronazione. È appena da accennare che la solennità dell’Assunta (che va, dunque, estesa teologicamente fino alla festa della Regalità di Maria del 22 agosto) è un'autentica celebrazione della regalità, nel senso indicato.
Il nuovo Ordo coronandi imaginem beatae Mariae Virginis, richiede da una parte che sia la fede del popolo a consacrare, per così dire, le immagini e, quasi, a dare garanzia della loro capacità di ispirare il popolo di Dio; dall’altra che tali luoghi di culto siano particolarmente significativi per l’impegno liturgico e cristiano, facendo così del rito dell'Incoronazione di Maria un invito ad attingere alla pienezza liturgico-sacramentale e al rinnovamento dell'impegno personale di vita cristiana.
A questo mira la densa conclusione della “Benedizione”, non più rivolta alla corona, come nel vecchio rito, ma a Dio. Da Lui si invoca per i fedeli il dono della sequela di Gesù e di Maria, il reciproco servizio nell'amore, l’abnegazione, il dono di sé per guadagnare le anime dei fratelli e l’umiltà terrestre, che prepara alla gloria celeste.
Fare memoria dell'Incoronazione della Madonna della Navicella significa inserirci nell'evento, vestendoci della sua grazia e rinnovando il nostro impegno a “prendere Maria in casa” come nostra Regina.
Coronare l'immagine di Maria vuol dire assumerla come modello e accogliere il Suo desiderio che ci vuole incoronati da Cristo in cielo, come è chiaramente espresso nella preghiera di incoronazione.
Dopo aver incoronato l'effigie della Madonna del S. Rosario di Pompei, Paolo VI invitava a cogliere quell’occasione per molteplici “restauri” mariani: a partire dal “restauro della nozione che noi abbiamo di Maria”, per passare poi al “restauro del culto che a Maria tributeremo” (con speciale attenzione al S. Rosario), al “restauro del nostro proposito di cercare in Maria il modello” di ogni virtù umana e cristiana, fino al “restauro della nostra fiducia” nella materna, quotidiana presenza di Maria.
Di solito, l’Incoronazione avviene una sola volta, ma non sono mancati casi di una o più repliche. Maria Salus Populi Romani, in S. Maria Maggiore, ad esempio, fu incoronata tre volte: da Clemente VIII, da Gregorio XVI, da Pio XII.

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